sabato 11 novembre 2017

Fuoco e ceneri

Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri”.
Penso sovente a questa frase di Gustav Mahler quando sento parlare, a proposito e a sproposito, della “messa di sempre” o della “immutabile dottrina cattolica”, quando sento ripetere che “si è sempre fatto così”. In realtà il “sempre” si estende al massimo per quattro o cinque secoli, rispetto ai due millenni che ci separano dalla nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Se al “sempre” si aggiunge anche l’“ovunque”, ci si riferisce solo al mondo “occidentale” e alle sue estensioni al di qua e al di là degli oceani.

Non so in che contesto si collocasse l’aforismo di Mahler, così come ignoro a chi si riferisse Charles Péguy quando, nella sua Note conjointe sur Monsieur Descartes, così scriveva: Non basta abbassare ciò che è temporale per elevarsi nella categoria dell’eterno. Non basta abbassare la natura per levarsi nella categoria della grazia. Non basta abbassare il mondo per salire nella categoria di Dio. […] Siccome non hanno la forza (e la grazia) di essere della natura, credono di essere della grazia. Siccome non hanno il coraggio del temporale, credono di aver penetrato l’eterno. Siccome non hanno il coraggio di essere del mondo, credono di essere di Dio. Siccome non hanno il coraggio di essere di uno dei partiti dell’uomo, credono di essere del partito di Dio. Siccome non sono dell’uomo, credono di essere di Dio. Siccome non amano nessuno, credono di amare Dio. Ma Gesù Cristo stesso è stato dell’uomo”.


Non conosco i primi destinatari di questi pensieri, conosco però, e credo di non essere l’unico, a chi oggi si possono applicare queste parole di sapienza evangelica.

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