Inoltre sono state dichiarate le virtù eroiche di Madeleine Delbrêl.
Questa coincidenza mi tocca in modo particolare: a suo tempo, infatti, avevo tradotto e curato per le Edizioni Qiqajon l'edizione italiana di Più forti dell'odio, gli scritti di fr. Christian de Chergé e dei suoi fratelli monaci di Tibhirine; mentre alcuni anni or sono Piero Gribaudi Editore mi aveva richiesto la presentazione di un volume dell'Opera omnia di Madeleine Delbrêl, Umorismo nell'amore, che riprendo integralmente in questo post.
È
così
diversa
dalla
altre
questa
raccolta
di
scritti
di
Madeleine
Delbrêl,
eppure
l’immagine
dell’autrice
che
ne
emerge
è
così
conforme
alla
Madeleine
che
in tanti
abbiamo imparato
a
conoscere
e
ad
amare
in
questi
ultimi
decenni...
Troviamo
qui
davvero
la
Delbrêl
che
potremmo
aspettarci,
ma
non
perché
parte
degli
scritti
sono
già
stati
pubblicati,
ma
piuttosto
perché
ci
viene
mostrato
con
dovizia
di
particolari
il
rovescio
dell’arazzo
che
è
la
sua
vita
e
la
sua
testimonianza.
Abbiamo
in
queste
pagine
la
gratuità
della
scrittura
e
del
pensiero
di
questa
donna
che
ci
ha
abituato
alla
concretezza
della
lotta,
al
rigore
del
pensiero,
alla
radicalità
nel
coniugare
fede
cristiana
e
passione
per
l’umanità
più
semplice,
povera,
sofferente.
Potremmo
dire
che
se
altri
scritti
ci
presentano
il
“pane”
- il
cibo
essenziale
e
necessario
– della
vita
e
dell’azione
di
Madeleine,
se
nelle
altre
opere
ritroviamo
la
sua
fede
ragionata
e
combattuta,
il
suo
travaglio
interiore,
qui
troviamo
il
“vino”
della
gratuità
e
della
leggerezza,
il
sorriso
dell’amicizia,
la radiosità dell’affetto. I testi qui raccolti non sono stati
scritti in modo organico, uno dopo l’altro, secondo una precisa
logica interna: sono frasi occasionali che però hanno costellato
l’intera esistenza della Delbrêl e hanno segnato tutti coloro che
le sono stati accanto o che l’hanno incontrata anche solo per il
breve spazio di qualche giorno.
Sono parole che
rivelano il senso profondo che per Madeleine aveva anche il silenzio:
“Tacere non è non dire nulla: è mettere in ascolto tutte le
potenze dell’anima”. E lei qui mette in campo, fa giocare tutte
le potenze della sua anima, tutte le risorse della sua personalità:
amore per la musica e la danza (come dimenticare lo stupendo “ballo
dell’obbedienza”?), schizzi e disegni, testi teatrali, canzoni e
parodie... Era una donna fatta così, una cristiana temprata dalla
quotidianità, capace di calare i grandi spazi dello spirito nella
stanza di un appartamento, su un marciapiede, nella cupa atmosfera di
una fabbrica: “la tua volontà sia fatta in
casa nostra come
in cielo”. Non aveva forse parafrasato così un’invocazione del
Padre
nostro?
Con questo spirito, Madeleine non
perdeva occasione per far passare un annuncio evangelico nelle
piccole realtà di ogni giorno e di ogni festa: natali, anniversari,
compleanni, una riunione, un viaggio, le sofferenze e le speranze dei
preti operai, della povera gente... Trovare tutte insieme queste
scintille di Vangelo è come scoprire un colore di fondo nel quadro
complessivo della vita di Madeleine Delbrêl, un colore cui non
sappiamo dare altro nome che “luce”. Capiamo allora tante cose da
queste note eterogenee, a cominciare dalla dimensione spirituale di
una persona che non invecchia con il passare degli anni. Del resto,
“la sola vera vecchiaia” è “l’egoismo” che dobbiamo
chiedere incessantemente a Dio di sradicare dal nostro cuore: è
infatti il cuore docile, un cuore di carne, che ci consente di
restare nel soffio dello Spirito. Per questo è sul nostro cuore che
dobbiamo vigilare con cura e passione durante tutta la vita: “Quando
il cuore indurirai, qualunque sia la tua età, allontànati”,
prendine le distanze, va’ altrove è il consiglio, anzi, uno dei
“comandamenti” di Madeleine.
Da queste pagine
emerge la figura di un “giullare di Dio”, una cristiana in
fremente e gioiosa attesa davanti alla porta dell’incontro con
l’Amato del suo cuore: “la
sola
porta
che
si
apre
sulle
nozze
di
Dio
con
i
suoi
amici”
è
“la
porta
dell’amore,
della
sollecitudine
fraterna”.
A questa porta Madeleine è rimasta affezionata per tutta la vita: ha
atteso paziente all’esterno, non si è stancata di bussare, l’ha
aperta per far entrare chi era fuori, l’ha varcata per uscire
incontro a chi era rimasto escluso... Sollecitudine fraterna per lei
voleva dire aiutare gli altri a camminare con le proprie gambe,
accompagnarli per un tratto di cammino, come scriverà a una coppia
di amici spagnoli repubblicani, duramente provati dalle vicende del
loro paese: “Vorremmo camminare con voi fino alla felicità del
mondo intero”. E, per far questo, conosceva bene il bisogno che
c’è di sapersi fermare a riposare, a riflettere, a contemplare:
“Se si vuole aiutare gli altri a camminare, bisogna sapersi
sedere!”. Vengono qui alla mente la parole di un poeta
statunitense, Robert Frost: “il miglior modo per venirne fuori / è
sempre passarci in mezzo”. Affrontare con calma e risolutezza le
situazioni anche più avverse è premessa al loro superamento. E
Madeleine ha saputo passarci in mezzo e venirne fuori portando con sé
anche gli altri.
“Io terrò Dio
accanto a te”, scrive la Delbrêl a un ideale interlocutore ateo.
Ecco,
credo che l’esistenza di Madeleine sia stata innanzitutto questo:
tenere
Dio
accanto
a
quelli
di
cui
lei
si
faceva
prossimo,
sull’esempio lasciato da Gesù stesso ai suoi discepoli. Così, con
la sua povera vita è stata capace di realizzare quello che lei
stessa auspicava come testimonianza della chiesa: “che
Cristo
Chiesa
ci
insegni
a
riconoscerlo
dove
egli
è
e
a
portarlo
dove
egli
non
è”.
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