I primi sette sono usciti in questi giorni e altri ne seguiranno nel corso del 2018, settantesimo anniversario della fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Pubblico qui di seguito l'originale italiano del mio contributo.
PJP
BIBLE STUDIES
Luca
24: 13-35
Introduzione
Il
racconto dei discepoli di Emmaus non parla di un pellegrinaggio verso
la città santa di Gerusalemme, ma un andarsene via da essa, delusi.
Senza speranza e attesa escatologica non è possibile camminare con e
verso la giustizia e la pace: queste infatti sono dono di Dio e solo
come tali possono divenire profezia nel nostro mondo.
Lo
sconosciuto ascoltato e accolto rianima i cuori nel momento della
condivisone della tavola: allora anche il ritorno sui propri passi
diventa via nuova.
Riflessione
Lungo
la strada due discepoli, di cui uno anonimo: rappresenta ogni
discepolo di Gesù, ciascuno di noi. Un cammino a ritroso rispetto
alla salita a Gerusalemme compiuta da Gesù e rispetto anche al
pellegrinaggio compiuto pochi giorni prima per la Pasqua dei Giudei.
Un'ignoranza delle Scritture che è ignoranza di Cristo. Una
disillusione che copre di cenere le braci della speranza pur pronte a
riaccendersi. Un impeto di solidarietà umana verso il pellegrino
sconosciuto e che non è bene che prosegua da solo il cammino sul far
della sera. Gli occhi che si aprono allo spezzare del pane e che non
vedono più nulla ma capiscono ogni cosa. La corsa a ritroso per
raccontare agli altri ciò che non si può raccontare: l’incontro
con il Signore risorto.
Questi
gli elementi del brano evangelico dei discepoli di Emmaus, un
episodio che possiamo leggere anche da un'altra angolatura,
mettendoci dietro alle tre figure che camminano su una strada di
campagna, mettendoci alla sequela di Gesù stesso, seguendo le orme
di quel pellegrino non immediatamente riconoscibile. È una
prospettiva che ci può far scoprire un altro insegnamento lasciatoci
da Gesù: diventare noi stessi compagni di pellegrinaggio di
un'umanità smarrita e disillusa.
Forse,
da questa angolatura, come Gesù, saremmo capaci di accostarci ai
nostri fratelli e sorelle in umanità per ascoltare le loro speranze
e le loro delusioni, per cogliere la tristezza, per capire la
diffidenza di chi non vede nella propria vita e attorno a sé quelle
energie di risurrezione di cui altri gli parlano. Come Gesù,
sapremmo allora rendere parola di vita ogni versetto della Scrittura
ricollocandolo nel compimento di una promessa più grande di quella
annunciata da qualsiasi liberatore politico. Come Gesù sapremmo
discernere lo slancio di umanità che porta a condividere casa e
mensa con lo sconosciuto che non si può lasciare per strada quando
la notte avanza. Come Gesù, sapremmo allora scostare la cenere della
pigrizia, ridestare la passione nei cuori e restituire luminosità
allo sguardo che discerne nel pane spezzato il corpo donato. Oggi non
sappiamo con precisione quale dove sia il villaggio di Emmaus: forse
è un invito a identificarlo con ogni villaggio abitato da cuori che
desiderano ardere e sperare Su quella strada, che da Gerusalemme
torna indietro verso ogni nostro villaggio, ciascuno di noi incontra
discepoli noti e discepoli anonimi, uomini e donne, incontra
pellegrini sconosciuti che celano un Gesù misconosciuto, ma
soprattutto incontra e reincontra se stesso, riscopre di avere un
cuore e delle speranze, occhi per vedere e orecchi per ascoltare,
ritrova se stesso in piena solidarietà con ogni essere umano. Questo
testo ci parla di tre spazi mediatori dell’autentica presenza di
Cristo Risorto, tre luoghi i cui incontriamo il Cristo vivente: la
Scrittura, l’Eucaristia, la comunità. Spazi intercomunicanti in
una sinergia vitale grazie all’azione dello Spirito Santo che
accende l’incendio del cuore, provocato dalla spiegazione della
Parola. I discepoli, tramite lo Spirito Santo, riconoscono Gesù
nello spezzare il pane, nell’Eucaristia. Lo Spirito Santo provoca
il loro ritorno alla comunità da cui si erano separati. Gesù ci
prende per mano sulla nostra strada, ci spiega le Scritture e ci
dice: nelle Scritture sono presente, se tu ascolti la Parola Dio, ti
brucerà il cuore per la mia presenza. Ci offre il banchetto
eucaristico: è il pane spezzato dell’Eucaristia che ti apre gli
occhi e ti rende capace di riconoscermi presente. E poi Gesù ci
ricorda la sua presenza nella comunità di fratelli e sorelle, nella
Chiesa. In questi tre luoghi Gesù risorto si fa presente tra noi
ancora oggi, lì c’è il suo volto autentico. Il cammino che ci
attende da quel giorno senza fine della risurrezione di Gesù è un
cammino di fede in quel Cristo sofferente e vincitore di cui parlano
tutte le Scritture, è un pellegrinaggio di speranza e di attesa del
suo ritorno per prenderci con sé, un pellegrinaggio di carità che
smuove la cenere e riaccende quel fuoco che ogni persona, creata a
immagine e somiglianza di Dio, cova nel proprio cuore. E
in questo pellegrinaggio della vita, il cristiano deve sapere
ascoltare la voce dell’altro. Così, un filosofo italiano non
credente invita i suoi amici cristiani a leggere il brano di Emmaus:
“Quel che è da fare è camminare insieme, saper
mutare il transito in dimora.
È questo il senso profondo e nascosto del racconto di Emmaus [...].
Per un non credente quel che accade qui non è il rivelarsi di Gesù
come Dio o di Dio in Gesù, ma è il reciproco incontrarsi degli
uomini nella scoperta della loro comune fragilità. Nella fractio
panis,
nella “condivisione”, gli uomini reciprocamente si affidano.
Siamo stranieri sulla terra. Non è importante la meta, ma lo stare
per via. Bisogna saper camminare insieme. Bisogna anche saper
sostare: rendersi gli uno sostegno degli altri. Per tutti, infatti,
cala la sera” (Salvatore Natoli, Dizionario
dei vizi e delle virtù,
Feltrinelli, Milano 1996, pp. 14-16).
Nella
sera che cala per ciascuno, l'eucaristia ci fa intraprendere di nuovo
questo cammino ogni volta che la Scrittura è spiegata, il pane è
spezzato, il sangue è versato, l'amore è condiviso.
Domande
-
Che cosa “avevamo tanto sperato” nella nostra vita e cosa ancora oggi “ci fa ardere il cuore nel petto”?
-
Qual è la nostra capacità di “camminare insieme”, anche con il forestiero sconosciuto, di ascoltarne le parole e comprenderne i gesti, di non abbandonarlo al calar della sera?
Azioni
-
Attivare una “pastorale della strada” capace di avvicinare le persone – in particolare gli homeless – per ascoltarne i bisogni e alleviarne le sofferenze.
Risorse
B.P.
Robinson, “The Place of the Emmaus Story in Luke-Acts” in New
Testament Studies,
vol. 30, Oct 1984, n° 4.
Anne-Marie
Pellettier, “Les disciples d’Emmaüs
(Luc XXIV, 13-35)” in Lectures
bibliques. Aux sources de la culture occidentale,
Natahn-Cerf, Paris 1994, pp. 305-3012.
Rowan
Williams' poem – Emmaus,
text commented by Dr Katherine Firth:
Some
classic and contemporary pictures on Emmaus scene:
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