lunedì 13 agosto 2018

Leva obbligatoria? Né educativa né romantica


Sono consapevole che la proposta del Ministro degli Interni di re-introdurre la leva obbligatoria è l’ennesima arma di distrazione di massa e che quindi non verrà ulteriormente approfondita, tanto meno specificando particolari come: durata, estensione (solo i maschi?), esoneri e rinvii (prima gli italiani?), servizio armato o disarmato, copertura dei costi, edifici e infrastrutture necessarie…
Un po’ troppo per Ferragosto!
Non so poi cosa possa trovare di “romantico” la Ministra della Difesa in questa idea insana di “educare” le persone insegnando loro a usare le armi. Credo che “romantico” sia l’ultimo aggettivo che venga in mente a chiunque abbia fatto il servizio militare obbligatorio quando ripensa a quell’esperienza. Il penultimo aggettivo forse è “educativo”…
Da parte mia vorrei riprendere una riflessione sulla smilitarizzazione del servizio civile e sull’inutilità della leva obbligatoria che feci nella primavera del 1977, assieme agli altri obiettori di coscienza al servizio militare che, come me, svolgevano il servizio civile sostitutivo presso il Comune di Chiaverano (TO).
Era stata presentata da poco una proposta di Legge (n° 883/1976) per la smilitarizzazione e la regionalizzazione del Servizio civile. Naturalmente la Legge non vide mai la luce. Tra gli altri, l’on. Francesco Martorelli (P.C.I.), allora membro nella Commissione Difesa della Camera, così motivò l’opposizione del suo partito alla proposta di Legge: “Accogliere automaticamente le richieste di Servizio civile sarebbe un altro passo verso l’abolizione della leva e l’esercito di mestiere [come avverrà con la legge 226/2004] … proprio il contrario dell’esercito democratico di popolo che noi vogliamo realizzare”.
Pubblicammo la nostra riflessione (si noti che noi 5 obiettori del Collettivo avevamo votato alle precedenti elezioni politiche per 5 diversi partiti, mentre la lista civica che amministrava il Comune aveva come partito di riferimento un sesto ancora…) sul Bollettino sul Servizio Civile n. 6 – Coordinamento piemontese – di cui assicuravamo la redazione e di cui riproduco qui la copertina e le pagine contenenti il nostro testo.



Evidenzio solo alcune frasi finali che, al di là del linguaggio, mi paiono ancora attualissime nella discussione di questi giorni:
L’esercito sarà di popolo o di mestiere a seconda delle istituzioni dalle quali dipende ed è controllato, non in base al numero più o meno consistente di obiettori di coscienza [nella società]. Tutto questo senza entrare nel merito dell’utilità di un esercito, qualunque esso sia, senza chiederci se un esercito sia in grado di difenderci dai nostri veri nemici, senza domandarci come possano degli strumenti di morte assicurare pane e lavoro, senza interrogarci come mai dopo millenni in cui si preparano guerre, non abbiamo ancora avuto la pace.
Collettivo O.d.C. di Chiaverano (TO)



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