Sono consapevole che la proposta del
Ministro degli Interni di re-introdurre la leva obbligatoria è l’ennesima arma di distrazione di massa e che quindi non verrà
ulteriormente approfondita, tanto meno specificando particolari come:
durata, estensione (solo i maschi?), esoneri e rinvii (prima
gli italiani?), servizio armato
o
disarmato, copertura dei costi, edifici e infrastrutture necessarie…
Un po’ troppo per Ferragosto!
Non so poi cosa possa trovare di
“romantico” la Ministra della Difesa in questa idea insana di
“educare” le persone insegnando loro a usare le armi. Credo che
“romantico” sia l’ultimo aggettivo che venga
in mente a chiunque abbia fatto il servizio militare obbligatorio
quando ripensa a quell’esperienza. Il penultimo aggettivo forse è
“educativo”…
Da parte mia vorrei riprendere una
riflessione sulla smilitarizzazione del servizio civile e
sull’inutilità della leva obbligatoria che feci nella primavera
del 1977, assieme agli altri obiettori di coscienza al servizio
militare che, come me, svolgevano il servizio civile sostitutivo
presso il Comune di Chiaverano (TO).
Era stata presentata da poco una
proposta di Legge (n° 883/1976) per la smilitarizzazione e la
regionalizzazione del Servizio civile. Naturalmente la Legge non vide
mai la luce. Tra gli altri,
l’on. Francesco Martorelli (P.C.I.),
allora membro nella Commissione Difesa della Camera, così
motivò l’opposizione del suo partito alla
proposta di Legge: “Accogliere
automaticamente le richieste di Servizio civile sarebbe un altro
passo verso l’abolizione della leva e l’esercito di mestiere
[come avverrà con la legge 226/2004] … proprio il contrario
dell’esercito democratico di popolo che noi vogliamo realizzare”.
Pubblicammo la nostra riflessione (si
noti che noi 5 obiettori del Collettivo avevamo votato alle
precedenti elezioni politiche
per 5 diversi partiti, mentre
la lista civica che amministrava il Comune aveva come partito di
riferimento un sesto ancora…) sul Bollettino
sul Servizio Civile n. 6 – Coordinamento piemontese
– di cui assicuravamo la redazione e di cui riproduco qui la
copertina e le pagine contenenti il nostro testo.
Evidenzio solo alcune
frasi finali che, al di là del linguaggio, mi paiono ancora
attualissime nella discussione di questi giorni:
L’esercito sarà di popolo o di
mestiere a seconda delle istituzioni dalle quali dipende ed è
controllato, non in base al numero più o meno consistente di
obiettori di coscienza [nella società]. Tutto questo senza entrare
nel merito dell’utilità di un esercito, qualunque esso sia, senza
chiederci se un esercito sia in grado di difenderci dai nostri veri
nemici, senza domandarci come possano degli strumenti di morte
assicurare pane e lavoro, senza interrogarci come mai dopo millenni
in cui si preparano guerre, non abbiamo ancora avuto la pace.
Collettivo
O.d.C. di Chiaverano (TO)
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