mercoledì 6 gennaio 2021

Epifania di un cammino fatto insieme

In questa solennità dell'Epifania

riprendo la meditazione offerta alla mia Comunità il 6 gennaio 2018

 


Oggi celebriamo la manifestazione del Signore Gesù ai pagani, celebriamo il divenire luce di una faticosa ricerca condotta come a tentoni da coloro che sono i nostri padri. Noi, infatti, cristiani provenienti dalle genti, siamo discendenti di popoli saliti a Gerusalemme partendo dalle nostre terre, condotti dalla sapienza di Dio verso le Scritture da lui donate al suo popolo Israele, e poi da lì, da quell’alleanza di amore sigillata con quel popolo, illuminati fino a discernere in quel bambino figlio di ebrei poveri, il Messia atteso, destinato a regnare sull’universo e nei nostri cuori.

Ma i magi sono nostri padri anche per un altro motivo, ancora più importante oggi: il loro essere “un cuore solo e un’anima sola”. L’intero brano evangelico odierno ci parla di loro come di un solo corpo: la buona notizia per noi oggi è questa. Il vangelo non ci dice chi di loro ha visto per primo la stella – sappiamo bene che in ogni vicenda di sequela c’è un primo che si mette dietro al Signore – ci dice che insieme l’hanno seguita e insieme sono giunti a Gerusalemme per adorare il re dei giudei. Non sappiamo la natura di quella stella, sappiamo che è capace di indicare il cammino a una comunità di cercatori di Dio: per noi allora è segno nel cielo di quel “per ducatum Evangelii” che da sempre anima la nostra vita.

Il vangelo non ci dice nemmeno quanti fossero i magi – forse i tre che la tradizione ha fissato erano solo quelli alla partenza, quando hanno mosso i primi passi, senza sapere se altri li avrebbero seguiti – non ci dice quanti altri si sono aggiunti durante al cammino e a che punto di questo cammino; non ci dice chi li guidava – l’unico “igumeno” nominato nel brano evangelico è il discendente di David che pascerà il gregge di Dio, il buon pastore – né se c’è stata alternanza di capi-carovana; non ci dice le prove che certamente hanno attraversato, né chi ne ha portato il peso maggiore nelle varie stagioni e tappe. Il vangelo ci dice che la carovana è giunta insieme a Gerusalemme e insieme si è diretta fino a Betlemme.

Il vangelo ci parla anche del Divisore, sì, ma esterno, non interno, alla comunità dei magi: lo vediamo come leone ruggente che non solo cerca di divorare il bambino nato a Betlemme ma, prima ancora e proprio per fare questo, cerca di insinuare la divisione e il sospetto in questo gruppo di compagni di cammino di cui lui, il Divisore, non fa parte e a cui non si aggrega nemmeno per un istante.

Il vangelo ci dice anche che i magi se ne andarono via dal Divisore, ripresero la sequela della stella che continuava a precederli e che era tornata a brillare non appena essi si erano allontanati dal Divisore. Riapparizione della stella e gioia grande di vedere il bambino con sua madre sono un tutt’uno nel vangelo. E, anche qui, è insieme che i magi videro il bambino, è insieme che si prostrarono davanti a lui, insieme che lo adorarono, viaggiatori della prima ora e viaggiatori dell’ultima. Il vangelo non ci dice di chi di loro fossero i doni, né chi portò cosa in dono; ci dice che insieme aprirono gli scrigni del loro cuore e dal cuore e con il cuore offrirono l’oro, l’incenso e la mirra che erano doni di tutti, raccolti, abbelliti, incrementati dal loro aver camminato sempre insieme.

Il vangelo non ci dice chi di loro ebbe poi il sogno di non ritornare dal Divisore: forse l’hanno avuto insieme e nel cuore della notte si sono detti l’un l’altro “non ci ardeva forse il cuore nel petto” vedendo quel bambino con sua madre? Il vangelo ci dice, un’ultima volta, che è insieme che fecero anacoresi, che tornarono al loro paese, al luogo di tutti loro. L’altra via di cui parla il vangelo non è allora una via diversa dal “per ducatum evangelii” che come stella aveva guidato il cammino di quella povera comunità di cercatori. L’altra via non sconfessa il cammino percorso in tutto quel tempo. L’altra via è quella che non passa più dal Divisore, è la sola che può farci ritrovare il “nostro paese”, quello della comunione che il Signore ci ha chiamato a vivere e attraverso la quale ci condurrà alla vita piena.

Tutti insieme.



Nessun commento: