domenica 27 agosto 2017

TITOLI E TRADUZIONI/2

Questo post è dedicato a Nanni Svampa che ieri "si è assentato".
Ora me lo immagino sorridente mentre, accompagnandolo al cimitero, qualche amico canterà due delle sue canzoni con le quali ha magnificamente trasposto (o reinventato?) il genio di George Brassens in dialetto milanese. La prima, naturalmente è El Testament, ironico congedo dalla vita che, in realtà, è un inno alla vita stessa. L’altra è Poer Martìn, che narra la grande sensibilità di un “becamort”, un “addetto alle sepolture”, capace di molta più umanità di tanti di quelli che lo disprezzano.

Certo, Svampa va ricordato anche come l’anima de I Gufi, il complesso che in una brevissima stagione ha saputo dar voce a decenni di lotte per la pace e la giustizia. Personalmente posso dire che il loro Non maledire era diventata la canzone simbolo del collettivo di obiettori di coscienza con i quali ho prestato servizio civile quarant’anni fa.

Ma, quanto alla sua attività di traduttore e reinterprete di Brassens, Nanni Svampa ha avuto la capacità di farne apprezzare i testi come se fossero “nativi” in milanese, come per esempio la celeberrima Al mercaa de Porta Romana. Sì, quando c’è di mezzo un artista delle parole, tradurre non è tradire, ma far vivere altrove la realtà cantata.

Mi viene in mente un altro magnifico traduttore, Marcello Marchesi, che seppe ridare ai soldati romani della saga di Asterix, voce, accento e cadenze originali dei “romani de Roma”, a partire dall’elementare traduzione de “Ils sont fous ces Romains” che ridava all’esclamazione dei Galli l’acrostico latino S.P.Q.R., scherzosamente reso con “Sono Pazzi Questi Romani”.

Quanto a Svampa, e per restare ai titoli, vorrei ricordare la Chanson pour l’Auvergnat: nella Francia di Brassens i lavori più umili (come quello del “ferrivecchi”) erano svolti da persone provenienti dalla povera regione dell’Auvergne. Così l’Auvergnat nella Milano di Svampa diventa El Rotamatt, che per inciso non ha nulla a che fare con lo sprezzante “rottamatore”: il primo raccoglie e si prende cura degli scarti, il secondo li genera.




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