TITOLI
E TRADUZIONI/2
Questo
post è dedicato a Nanni Svampa che ieri "si è assentato".
Ora
me
lo immagino sorridente mentre, accompagnandolo
al cimitero, qualche amico canterà due delle sue canzoni con
le quali ha magnificamente trasposto (o reinventato?)
il
genio di George
Brassens in dialetto milanese.
La
prima, naturalmente è El
Testament,
ironico congedo dalla vita che, in realtà, è un inno alla vita
stessa. L’altra è
Poer
Martìn,
che narra la grande sensibilità di un
“becamort”,
un
“addetto
alle sepolture”, capace di molta più umanità di tanti di quelli
che lo disprezzano.
Certo,
Svampa va ricordato anche come l’anima de I
Gufi,
il complesso che in una brevissima stagione ha saputo dar voce a
decenni di lotte per la pace e la giustizia. Personalmente posso dire
che il loro Non
maledire
era diventata la canzone simbolo del collettivo di obiettori di
coscienza con i quali ho prestato servizio civile quarant’anni fa.
Ma, quanto alla sua attività di traduttore e reinterprete di Brassens, Nanni Svampa ha avuto la capacità di farne apprezzare i testi come se fossero “nativi” in milanese, come per esempio la celeberrima Al mercaa de Porta Romana. Sì, quando c’è di mezzo un artista delle parole, tradurre non è tradire, ma far vivere altrove la realtà cantata.
Mi
viene in mente un altro magnifico traduttore, Marcello Marchesi, che
seppe ridare ai soldati romani della saga di Asterix,
voce, accento e cadenze originali dei “romani de Roma”, a partire
dall’elementare traduzione de “Ils sont fous ces Romains” che
ridava all’esclamazione dei
Galli l’acrostico latino
S.P.Q.R., scherzosamente
reso con “Sono Pazzi Questi
Romani”.
Quanto
a Svampa, e per restare ai titoli, vorrei ricordare la Chanson
pour l’Auvergnat:
nella Francia di Brassens i lavori più umili (come quello del
“ferrivecchi”) erano svolti da persone provenienti dalla povera
regione dell’Auvergne. Così l’Auvergnat nella Milano di Svampa
diventa El
Rotamatt,
che per inciso non ha nulla a che fare con lo sprezzante
“rottamatore”: il primo raccoglie e si prende cura degli scarti,
il secondo li genera.
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