Sto
ancora cercando di capacitarmi di come sia stato possibile che “Con
decreto del 17 giugno 2017, la Congregazione per il Culto divino e la
disciplina dei sacramenti, in virtù delle facoltà concesse da papa
Francesco, ha dichiarato san Giovanni XXIII ‘Patrono presso Dio
dell’Esercito italiano’”.
Avete
letto bene, l’autore della Pacem
in terris
che dichiara “alienum
a ratione,
[estraneo alla ragione, folle] che
nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento
di giustizia”, il papa della Chiesa universale viene proclamato
“patrono” di un esercito nazionale!
E
questa decisione sconvolgente è presa da un organismo della Chiesa
cattolica, apostolica romana “in virtù delle facoltà concesse da
papa Francesco”, il medesimo pontefice di cui leggiamo
queste parole
in un volume-intervista
appena uscito in Francia: “Ancora oggi dobbiamo pensare con
attenzione al concetto di ‘guerra giusta’. Abbiamo imparato in
filosofia politica che per difendersi si può fare la guerra e
considerarla giusta. Ma si può parlare di ‘guerra giusta’? O di
‘guerra di difesa’? In realtà la sola cosa giusta è la pace”.
[L’intervistatore
gli
chiede:]
“Vuole dire che non si può usare l’espressione ‘guerra
giusta’?”. [E
il papa
risponde:]
“Non mi piace usarla. Si dice: ‘Io faccio la guerra perché non
ho altra possibilità per difendermi’. Ma
nessuna guerra è giusta. L’unica cosa giusta è la pace”.
Ho
cercato di capire le motivazioni evangeliche di una Bolla vaticana
che “l’Ordinario militare per l’Italia, arcivescovo Santo
Marcianò, consegnerà al Capo di Stato maggiore, generale Danilo
Errico” e sono perciò andato a leggermi su L’Osservatore
romano l’articolo
che Ezio Bolis dedica alla notizia. Sono uscito frastornato dalla
lettura: a parte la breve frase che annovera “il costante impegno
[di papa Giovanni] in favore della pace” tra le motivazioni del
decreto, tutto il resto dell’articolo fa riferimento a pensieri,
parole e azioni non
del “Vescovo di Roma che presiede nella carità”, bensì di
don Angelo Roncalli durante gli anni della I guerra mondiale. Da essi
emergono l’umanità del giovane prete bergamasco, la sua vicinanza
alle immani sofferenze di tanti giovani, il suo ministero di
compassione e di consolazione verso quei “cario giovani soldati”.
Naturalmente negli scritti di quegli anni non si potrebbe pretendere
di trovare frasi di condanna di una “inutile strage” da parte di
un presbitero che ha come ministero l’assistenza spirituale e umana
e persone che egli
giustamente
– e a differenza di molti suoi superiori – si rifiuta di
considerare come “carne da macello”.
Ma
questo come può giustificare il “patronato” di un Pontefice
proclamato santo su un esercito particolare, destinato per sua
funzione intrinseca a combattere contro altri eserciti? È vero che
da alcuni decenni si cerca di far passare l’idea che “il compito
precipuo dell’esercito in uno stato democratico è difendere il
bene prezioso della pace imponendo la forza della legge”, ma questa
missione idilliaca mostra almeno due contraddizioni: da
un lato “imporre
la forza della legge” spetta alla
polizia, non
all’esercito, così come alla magistratura spetta inculcarne il
rispetto; d’altro lato si tace sui mezzi con cui si pretende di
“difendere il bene prezioso della pace”: armi da guerra sempre
più sofisticate e distruttive, sempre più destinate a colpire
civili e non militari, sempre più generatrici di “effetti
collaterali” devastanti.
Certo,
molte popolazioni in Italia e all’estero provate da disastri
naturali hanno conosciuto e conoscono il preziosissimo contributo
dell’esercito nell’alleviare le loro sofferenze, ma questo è
offerto da uomini disarmati, operanti sovente a mani nude e mai
grazie a portaerei, caccia bombardieri, missili e cannoni...
Un’occhiata al bilancio delle nostre Forze armate e ai suoi
capitoli di spesa sarebbe molto indicativo per comprendere le
priorità del nostro esercito, come del resto di tutti gli eserciti,
anche di quelli che non hanno come patrono san Giovanni XXIII.
Credo
che san Giovanni XXIII – papa Giovanni, come ama ancora chiamarlo
la mia generazione – sarebbe stato molto più adatto a essere
proclamato patrono degli operatori di pace di tutte le nazioni.
Comunque, per volontà di Dio, questi ultimi, uomini e donne oscuri
testimoni della speranza hanno non tanto per “patrono”, ma per
Signore e Maestro Gesù stesso che ha proclamato: “Beati gli
operatori di pace!”. Con buona “pace” dell’esercito italiano.
Nessun commento:
Posta un commento