Ecumenical Prayer Cycle

mercoledì 16 maggio 2018

Con il Nome di Gesù sulle labbra

Tre anni e tre mesi fa, ventuno giovani copti furono trucidati per mano del terrorismo islamico sulle coste libiche per ragioni esplicitamente religiose.
Il video del martirio, ripreso in diretta e diffuso su internet, mostrava questi giovani intenti a pregare invocando il nome del Salvatore Gesù mentre il capo dei boia spiegava le ragioni di quel gesto disumano.
Ieri le loro spoglie sono ritornate in Egitto e sono state collocate in un santuario costruito per l'occasione nel loro villaggio natale, al-'Awr. Finalmente i loro corpi riposano in pace, in mezzo alla loro comunità, e possono essere fonte di benedizione e di grazie per tutti.
Come ha affermato anba Pafnutius, metropolita di Samallut, in occasione dell'accoglienza delle reliquie dei martiri:
"Per la prima volta nella Storia il martirio di cristiani è mandato in onda in diretta in tutto il mondo". 



Riprendo qui il commento al loro martirio scritto in quel tragico frangente dall'amico fraterno Anba Kyrolos, vescovo copto di Milano, nel frattempo passato a sua volta dalla morte alla Vita.


Martiri grandiosi, che cosa vede il mondo in voi? Eroi, che cosa significa quello che si sente dire di voi? Che cos’è questa fede di cui parlano piccoli e grandi, vicini e lontani? Sono immagini meravigliose. Tutti ci chiediamo: come può un agnellino, caduto nelle grinfie di un lupo, comportarsi da leone? È davvero straordinario. Come mai il lupo minaccioso si copre la faccia davanti all’agnello razionale [1]?  Perché è così debole davanti a voi?
Cari agnelli, ieri il lupo vi ha filmato mentre vi sgozzava credendo di spaventare e far paura agli altri agnelli. Oggi, invece, si pente amaramente per le immagini che ha registrato. Quelle immagini e quel video, girati dalla mano del lupo, oggi vengono usati per annunciare al mondo intero la dolcezza della vita vissuta insieme a Cristo. In questo video si vedono agnellini razionali condotti al macello, i quali non hanno aperto bocca se non per pregare (Is 53,7). Erano agnelli razionali che camminavano sulle orme di Cristo mostrando con la loro debolezza ciò che è più grande della forza (cf. 1Cor 1,25). Cari agnelli martiri, da dove avete preso quel coraggio? Quando eravate nelle grinfie del lupo, forse che vi siete ricordati delle storie dei martiri che la Chiesa vostra madre vi ha raccontato sin da quando eravate piccoli? Vi siete forse ricordati delle recite che avete visto sui martiri? È così che vi siete sentiti pieni di forza? Chissà, forse da bambini avete voi stesso partecipato a una recita sui martiri. Eppure, stavolta voi non avete girato un film, non siete degli attori. Sono il mondo e la storia ad aver filmato la potenza della vostra fede, la grandezza della vostra speranza, la perfezione del vostro amore per Dio (cf. 1Cor 13,13). Non avete recitato in un film di orrore che spaventa la gente. Voi siete stati ambasciatori della patria celeste: con i piedi eravate sulla terra ma con il cuore vi libravate già nel cielo dei cieli.
I lupi minacciosi che vi hanno rapiti e sgozzati non conoscevano la verità della vostra fede né la storia dei vostri padri spirituali. Non conoscevano la dolcezza e la saldezza della vostra fede, né ciò che è inciso nei vostri cuori fin dall’infanzia. Non conoscevano lo spirito che vi alimentava nel profondo insegnandovi che la sofferenza del tempo presente non è paragonabile alla gloria futura che dovrà essere rivelata in voi (Rm 8,18). Non sapevano neanche che lo spirito mite e pacifico è prezioso davanti a Dio (1Pt 3,4).  Non sapevano e non credevano che quelle tremende sofferenze che vi infliggevano e le tecniche più moderne di tortura che usavano contro di voi non erano altro per voi che un ponte dorato che vi avrebbe portato alla vita eterna. Voi siete l’orgoglio della Chiesa, vostra madre, la madre dei martiri. Voi siete martiri figli di martiri. Voi siete il nostro vanto.
Santi martiri, ieri eravate come il martire Stefano che fu lapidato non per aver commesso un crimine ma perché era seguace di Cristo che passava beneficando (Atti 10,38). Ieri coloro che vi stavano attorno erano simili a quelli che stavano intorno a Stefano: quelli attendevano la sua morte per lapidazione, questi la vostra morte a fil di coltello. I vostri boia e quelli del martire Stefano non riuscivano a vedere oltre le pietre e le spade. Voi, invece, vedevate il cielo aperto sopra di voi e per voi, e Cristo seduto sul trono della sua gloria (Atti 7,56) che già asciugava ogni lacrima dai vostri occhi (Ap 21,4). La vostra morte e il modo in cui vi hanno uccisi ci fanno male. Tuttavia, sapere come il cielo vi ha accolto spazza via ogni dolore.
Ieri faticavate nel cercare un lavoro con cui portare a casa il pane e dividerlo con le vostre famiglie. Oggi, vi riposate nelle braccia del vostro Creatore il quale si prenderà egli stesso offrirà da mangiare e da bere ai vostri fratelli dalle sue mani. Ieri camminavate con addosso la tenuta dei condannati a morte. Oggi, avete vinto e camminate con Cristo indossando vesti bianche, secondo la sua promessa indefettibile fatta a tutti i vincitori (Ap 3,5).
Ieri, mentre venivate portati al patibolo, vedevate intorno a voi la solita terra e il solito cielo. Oggi, voi vivete in un nuovo cielo e in una nuova terra (Ap 21,1). Dio che scruta le profondità conosceva i vostri cuori. Per questo vi ha trasformati da semplici operai a suoi testimoni. Ieri chiedevate a chi vi stava intorno di pregare per voi e per la vostra ricerca di un lavoro in una terra lontana. Da oggi, invece, avrete un lavoro glorioso: sarete intercessori dei poveri, vivendo nel seno del Padre Onnipotente che si prende cura di coloro che si rifugiano in lui (Sal 2,12).
Ieri mi dicevate: “Padre, ricordami”. Oggi sono io a dirvi: “Santi martiri ricordatevi di me nelle vostre preghiere”. Ieri ci chiedevate di pregare per te. Oggi siamo noi tutti a supplicarvi di ricordarvi di noi davanti a Colui che è assiso sul trono (Ap 21,5).
[1] In arabo nāiq, lett. “dotato di parola, parlante”. È la traduzione dell’aggettivo greco, utilizzato anche in copto, λογικός, che ritroviamo nel Nuovo Testamento, nei Padri e nell’eucologia, e che significa “secondo il Logos, assimilato al Logos, unito al Logos” . Spesso viene tradotto come “razionale” o “spirituale” ma si tratta di una traduzione imperfetta che non rende la ricchezza del termine Logos.  L’Agnello razionale per eccellenza è il Cristo, il Logos che, presa una carne, si è sacrificato sulla Croce per la salvezza dell’uomo. Nell’anafora di san Cirillo, usata nella Chiesa copta ortodossa, si legge: “Attraverso il quale [il Figlio Unigenito, Gesù Cristo] offriamo a te e allo Spirito Santo – Trinità santa, coessenziale e indivisa – questo sacrificio razionale [paishushoushi enlogikon] e questo servizio incruento”. Qui l’autore parla di “agnelli razionali”, di cristiani, quindi, uniti nel sommo sacrificio dell’Agnello, loro buon Pastore (N.d.T.)
anba Kyrollos
vescovo copto ortodosso di Milano
esarca patriarcale per l’Europa
abate del monastero di san Scenute (Lacchiarella, MI)

Per questo post ringrazio il monaco copto che cura il sito:

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